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Un po’ deluso da questa nuova versione di Dune: secondo me racchiude stilisticamente tutto il peggio di quanto Hollywood intende per “epico”: combattimenti al rallenty (300), colonna sonora onnipresente con vocalizzi di cantante intonatissima (vedi il Gladiatore), visioni e voci nella mente del protagonista (Star Wars e Il Signore degli Anelli).
Aggiungiamoci un attore la cui compostezza gli impedisce di sudare anche nel deserto, unito allo stile di Villeneuve sempre tirato a lucido e la mitologia dei romanzi di Herbert ne esce annacquata e diluita (pur in una bellissima cornice scenografica e fotografica). Talmente patinata però che sembra glamour anche il Barone Harkonnen, con buona pace delle critiche mosse al tempo all’opera di Lynch, imperfetta finché si vuole ma con un’anima diversa e più carnale.
L’ultima battuta del film, infine, rasenta il didascalico (e, mi si passi il termine, il marvelliano), segno evidente che la sceneggiatura non è il punto forte di questa trasposizione.
(Luca Romanelli)